IL RITORNO DEL SORRISO 

[ dedicato all’AMBALT - Associazione Marchigiana Bambini Affetti da Leucemia o Tumori ]


[ disegno di Nicoletta Costa ]
[ disegno di Nicoletta Costa ]

 

Quella mattina il sole si svegliò un po' prima e con un feroce mal di testa. Aveva pure qualche linea di febbre. Non ci fece troppo caso, e poi non poteva permettersi di star male: aveva una lunga giornata di fronte.

Era un lavoratore instancabile e non aveva mai saltato un solo giorno, neppure di festa.

Eppure erano anni e anni, secoli, che faceva il suo dovere di sole.

Si riposava un po' di notte e quando c'erano le nuvole, solo allora chiudeva un occhio e si rilassava.

Sapeva che il suo era un lavoro importante e che la vita di tanti abitanti della Terra dipendeva proprio da lui.

E, nonostante la sua importanza, aveva conservato un animo semplice e pulito, senza mai montarsi la testa.

Però quel mal di testa lo impensieriva un po' e anche la gola era infiammata.

"Pazienza", si disse. "Riposerò stanotte".

Così si diede da fare per inviare luce e calore sulla Terra, dove sapeva di avere tanti amici.

I primi a far festa furono, come sempre, gli uccelli. Non si è mai capito perché cinguettassero tanto all'arrivo della luce: forse era un segno di limpida gioia, fresca e sempre rinnovata.

Dopo di loro si risvegliarono gli alberi e i fiori. Gli alberi, stirandosi un po' i rami, e i fiori, aprendo il loro petali.

Ma gli amici preferiti dal sole erano certamente i bambini.

Vederli correre, saltare, gridare lo faceva felice, più di ogni altra cosa.

I bambini dentro di loro lo sapevano, così non dimenticavano di riservargli un saluto, sventolando la mano.

Il sole fece un colpetto di tosse e poi si mise a guardare verso la Terra.

Gli sembrava che tutto funzionasse bene, a parte quella cosa orrenda che è la guerra, e che purtroppo gli uomini si ostinavano ancora a farsi.

Questo gli procurava un segreto dolore. Non ne aveva mai parlato con nessuno, ma qualcuno diceva di aver visto qualche lacrima uscire dai suoi occhi.

 

Per il sole non c'era albero, farfalla, uccellino, fiume, montagna, mare, che non fosse suo amico.

Dava a tutti del tu e nel suo intimo c'era per tutti amore e generosità.

Diede un altro sguardo, controllò il volo delle rondini, il bel colore rosso delle ciliegie, e fece l'occhiolino alla sua amica luna, che andava a dormire dopo una notte proprio piena.

Tutto sembrava a posto.

Fu proprio con la coda dell'occhio che si accorse di una finestra appena socchiusa, in una graziosa casetta vicino a un piccolo fiume. Diede una sbirciatina quasi distratta e vide un lettuccio, con dentro un bambino.

Era oramai ora di scuola: che ci faceva ancora a letto ?

Che fosse uno scansafatiche ? E se fosse stato male ?

Fu così che si mise a cercare un suo amico, un piccolo falco delle rocce.

Dopo un po' lo vide, come sempre in volo nel cielo, con ampie e lente evoluzioni.

"Falchetto", gli disse. "Perché non mi fai il piacere di andare a sbirciare in quella finestra semichiusa, a cercare qualche notizia sul bambino che c'è lì dentro ?"

Il falco partì subito in perlustrazione, passò, ripassò, passò una volta ancora e poi fece un lungo fischio per chiamare il sole, che era un po' preoccupato per la sua gola.

"Il bambino si chiama Fabio", cominciò. "Ha sette anni e purtroppo è ammalato. Pare sia una malattia rara. I medici lo stanno curando, ma lui è triste e qualche volta piange. Neanche la sua gattina, a cui pure vuole tanto bene, riesce a farlo sorridere".

Così riferii il falchetto, poi se ne andò a fare un'altra delle sue evoluzioni nel cielo.

Il sole si rattristò a quella notizia.

Vide i genitori di Fabio, i nonni, il fratellino, gli amici. Tutti erano preoccupati e cercavano di fargli coraggio, ma la guarigione sperata sembrava tardare.

Fabio era un bambino buono e vivace, il sole lo prese a cuore, tanto da scordarsi il suo mal di testa, il mal di gola e la febbre. Scomparsi in un attimo !

"Cosa posso fare ?" si chiedeva.

La risposta stentava a venire, poi, come per incanto, qualcosa scattò dentro il sole.

"Ma certo", si disse. "Devo organizzarmi per benino", aggiunse tra sé.

Iniziò a prendere contatti, chiamò degli amici a cui aveva fatto dei favori, svegliò la luna e qualche stella. Per la maggior parte ci furono adesioni entusiaste, e così iniziò un misterioso via vai.

Davanti a quella finestra successo di tutto.

Arrivò uno stormo di farfalle coloratissime, che si esibì in figure delicate e leggere.

Un merlo fischiettò "Il coccodrillo come fa ?"

Una tartaruga si mise la cravatta più bella e danzò - si fa per dire - un antico balletto russo.

Fabio non poté fare a meno di guardare verso la finestra, incuriosito da quel via vai.

Una scimmietta si mise un cappellino rosso e andando avanti e indietro diceva: "Scusi, le serve un pizzicotto sulla guancia ? Guardi che è gratis !"

Perfino un colibrì partecipò volentieri, esibendosi in un triplice salto mortale con avvitamento. Tanto volava e non correva pericoli.

Infine arrivarono dall'Africa due zebre, con un lungo striscione.

Sopra c'era scritta una filastrocca:

"Fabio, non pensare, sempre a letto di restare.

Non vedi che vicino hai la mamma e il fratellino, c'è il babbo con i nonni, Filippo con Giovanni, i tuoi più cari amici. E c’è pure Martina che ride la mattina, quando ti vede allegro passare per la via, vicino a quel boschetto, dove le scappò un bacetto, sulle tue guance rosa, giocando a far la sposa.

O Fabio non lo senti che ti stanno aspettando, per correre sui prati, ma tanto, proprio tanto.

Sorridi, te ne prego, non fare le puzzette, scendi da quel letto, non dico proprio adesso, magari qualche giorno te lo si può lasciare, ci manca il tuo sorriso e non ci puoi tradire !"

Lo striscione era veramente lungo lungo e le zebre fecero una bella sudata, ma erano contente di fare qualcosa anche loro.

Dopo di loro arrivò l'autore della filastrocca: uno splendido pinguino-clown che lavorava in un circo lì vicino. Fece una piroetta, mostrò la lingua, disse "ciao" in trenta lingue, si inchinò, scodinzolò, camminò sulla corda con l'ombrellino, disse ancora "ciao" e sparì d'un tratto, saltellando su una gamba sola.

Il sole seguì tutto, istante per istante, poi si concentrò e inviò a Fabio otto dei suoi raggi, superconcentrati.

Ogni raggio avevo un messaggio speciale. Dicevano:

 

- Coraggio, non mollare !

- Fuori c'è il sole !

- Ma che bel bambino che sei !

- Vuoi un bel gelato ?

- I tuoi amici ti aspettano !

- Esprimi un desiderio speciale !

- Mamma e papà la notte vengono per accarezzarti i capelli e ogni giorno sono più belli (qui non si sa se ci si riferisce ai capelli o a mamma e papà).

- Il mondo è contento che Fabio sia contento !

 

Poi tutto si calmò.

Arrivarono i grilli, le lucciole e la notte, una notte serena per Fabio.

Il suo cuore si era calmato e addolcito.

Una lacrimuccia bagnò il suo cuscino.

Diede un ultimo sguardo fuori dalla finestra: la luna sembrava una lampadina dorata, sospesa nel cielo.

Stanco, ma felice di tutte quelle sorprese, Fabio socchiuse gli occhi.

L'alba lo stava aspettando, e il sole, ora rasserenato, con essa.

 

"Buona notte, Fabio", gli disse in cuor suo il sole. "Sogni d'oro !"

 

Fabio non sapeva chi dovesse ringraziare per quello splendido “spettacolo”, ma, dopo tanto tempo, sorrise teneramente e si accorse di stare “covando” dentro di sé un seme speciale, quello più prezioso: la gioia di essere vivo e sano.

“Grazie a tutti… Grazie, mondo !” disse, mentre oramai si stava addormentando con dolcezza e abbracciato al suo orsacchiotto preferito, a cui aveva messo nome “Io sto proprio bene, sai ?”

Quella notte Fabio sognò un magico prato fiorito, su cui volavano, felici, le api ...

 

 Luciano Galassi

 (venerdì 15 giugno 2012)