Carl Gustav Jung, conversando con Miguel Serrano, così dice: "Un altro caso curioso è quello di Saint-Exupery: ho appreso dalla moglie molti importanti particolari su di lui. Il volare, vede, è in realtà un gesto di evasione, un tentativo di fuggire dalla terra. Invece la terra va accettata, ammessa e forse perfino sublimata".

("Jung parla"- Adelphi - 1995, pag. 495 )

 

Forse Antoine De Saint-Exupery non seppe mai di queste considerazioni di Jung e, per fortuna, seguitò a volare, a “fuggire dalla terra”:   il dono prezioso del Piccolo Principe va ben oltre il presunto “gesto di evasione”...

 

" Il Piccolo Principe è tornato? " - di Luciano Galassi

Bozza per una ipotetica copertina...
Bozza per una ipotetica copertina...

Se la cosa dovesse interessare, il racconto - già pronto - potrebbe continuare ...

 

PREMESSA

 

A quanti di noi è capitato di trovarsi “addomesticati”, dopo la lettura del Piccolo Principe ?   Credo a tantissimi.

E’ successo a nostra insaputa, pagina dopo pagina, riga dopo riga, meraviglia dopo meraviglia.

Quando, oramai oltre la metà del libro, compare la volpe, che ci spiega tutta la complessa strategia dell’ “addomesticamento”, è cosa fatta: anche noi siamo stati “addomesticati” !

Sia dal Piccolo Principe, che da Antoine De Saint-Exupéry.

Parimenti è probabile che lo stesso autore sia stato “addomesticato” dal Piccolo Principe, così come la volpe.

La volpe, dall’essere stata “addomesticata”, ci fa sapere di averci guadagnato “il colore del grano”:   noi, che cosa sentiamo di averci guadagnato ?

Forse ci abbiamo guadagnato il sapore di un magico incontro e magari, esprimendoci per immagini, come fa la volpe, potremmo averci guadagnato un respiro più aperto, un orizzonte più azzurro, un piccolo seme di speranza .

        

Antoine De Saint-Exupéry, conservando la capacità di guardare la vita con gli occhi di un bambino, ci ha fatto amare il Piccolo Principe, lo ha fatto apparire davanti ai nostri occhi, fino a farlo diventare di carne e ossa come noi …  e ci è restato dentro.  E’ stato così bravo Antoine De Saint-Exupéry, da farci quasi dimenticare che il  Piccolo Principe è una sua creazione.

Il Piccolo Principe è troppo speciale, troppo prezioso, ha il candore che appartiene ai bambini, che non hanno ancora imparato ”come ci si comporta”, e le cui parole sono “Si, si … No, no”, che hanno lo sguardo limpido e sanno distinguere tra sincerità e falsità, e che, di fronte alla prepotenza, sanno piangere e ti fanno sentire un piccolo “verme”, costringendoti a rimediare.

Finché possono … Finché non “crescono” … Finché non imparano le regole dei “grandi”.  Finché non credono di più alla furbizia che alla meraviglia.

Non si può non affezionarsi al Piccolo Principe. E’ così fragile, puro, innocente, ingenuo, curioso e determinato, sa prendere ampi spazi dentro di noi, perché ci tocca, ci affascina, ci incanta.

 

Non c'è traccia di genitori, di fratelli o sorelle, di nonni, di amici, nella vita del Piccolo Principe.

Ma questo non lo si nota neppure, non pesa.

È lì, e lo si ama incondizionatamente, teneramente.

È uno, è piccolo, eppure è un "gigante".

 

Antoine De Saint-Exupéry ha una rara virtù:  quella del rispetto del Piccolo Principe. 

Non cerca di fare del Piccolo Principe un ragazzo “per bene”, di “civilizzarlo”.  Non fa nessuna opera di “educazione” o di adattamento, non c’è alcun intento moralistico, come è accaduto, invece, per altri famosi personaggi della narrativa per l’infanzia, o per lo stesso Piccolo Principe, da parte di autori che sembrano averlo trasformato in un povero “incapace”.

Lo accoglie così com’è, rispettandolo e affezionandosi a lui, esattamente per quello che è,  e quasi trasformando la sua creatura nel paradigma di in una condizione universale (e non solo perché viene da un altro pianeta …) .

 

Antoine De Saint-Exupéry, dalla cui anima prende vita il Piccolo Principe, ad un certo punto del dipanarsi del racconto, così ci dice: “Incominciava ad addormentarsi, io lo presi tra le braccia e mi misi in cammino, Ero commosso. Mi sembrava di portare un fragile tesoro. Mi sembrava pure che non ci fosse niente di più fragile sulla Terra”.

Magari l’autore ha appena preso in braccio qualcosa di suo, di prezioso, una parte di noi tutti, e lo ha fatto con tanta passione, con tanto calore, da toccare anche i nostri cuori.

Si direbbe quasi che Antoine De Saint-Exupéry, attraverso il Piccolo Principe, dia voce alla sua “anima infantile”, che è quella di un “grande” sui generis ..

E, per quanto ci riguarda, è la nostra infanzia che abbracciamo, è l’infanzia degli esseri umani, che rammentiamo, che proteggiamo, in cui ci riconosciamo. Nella sua dolce ingenuità, nella sincerità ed immediatezza, nella trasparente spontaneità, nella freschezza senza tempo e nella fragilità, che spesso confondiamo con debolezza, ritenendoci  autorizzati anche alla prepotenza.

Chissà che rapportarsi ad un bambino non sia come avere a che fare con qualcuno che proviene “da un altro pianeta” ?!

 

Il Piccolo Principe, forse portando alla luce un bisogno profondo di noi tutti, forse un vero tesoro, che magari sentiamo perduto o tristemente appannato, è divenuto un’icona della letteratura mondiale.

 

 Luciano Galassi                        

                                                                         

 

CAPITOLO  I

 

 

Cari amici tutti, ho per voi una bella notizia !

O almeno lo spero.

Sicuramente dovrebbe interessare coloro che hanno conosciuto la storia del Piccolo Principe.  Ricordate ?

Era quella personcina, quell'ometto che incontrai nel deserto del Sahara, quando ebbi un incidente col mio aeroplano.

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